Garibaldino Feliciano Novelli

E’ nato il 1° giugno 1833 a Castel d'Emilio da Novelli Francesco e Pierdicca Pietra,  ma la sua famiglia si trasferisce ad Ancona tra il 1836 e il 1840.

Dall'elenco ufficiale dei Mille risulta che fosse un marinaio e proprio per questa sua attività viene contattato tra aprile e maggio del 1860 dal capitano della marina mercantile Augusto Elia di Ancona, figlio di un amico di Garibaldi fucilato dagli Austriaci nel 1849, che era già stato volontario dei Cacciatori delle Alpi nel 1859. Questo era stato incaricato dal generale di arruolare gli equipaggi per le due navi, Piemonte e Lombardo, che avrebbero portato la spedizione in Sicilia. Elia cerca quindi a Genova e a Livorno dei marinai suoi concittadini e per questo motivo Novelli farà parte dell'equipaggio del Piemonte, dove si darà il cambio al timone con lo stesso Garibaldi.

Durante il viaggio Novelli è inserito nella compagnia dei marinai cannonieri e dopo lo sbarco a Marsala in quella dei carabinieri genovesi (un corpo scelto di volontari dotati di carabina, cioè di un moderno fucile di precisione). A Calatafimi rimane ferito lievemente alla testa da un proiettile che prima gli aveva piegato la baionetta. A Palermo partecipa ad uno degli scontri più duri, quello presso il ponte dell'Ammiragliato, dove aiuta il concittadino Eugenio Fabi rimasto colpito alla mano sinistra, portandolo in casa di un barbiere palermitano che gli cura la ferita.

Dopo la conquista della città, sono liberati dal carcere di Favignana otto superstiti della spedizione di Carlo Pisacane del 1857, quattro dei quali sono di Ancona, che nonostante le sofferenze subìte si aggregano ai Mille. Nella battaglia di Milazzo Novelli è sulla fregata ex borbonica Tukery, dalla quale Garibaldi cannoneggia l'esercito borbonico e lo costringe alla resa.

Nel tentativo di sbarco in Calabria avvenuto in agosto sotto il comando del colonnello Benedetto Musolino, Novelli è sulla cannoniera n° 5, uno dei barconi armati di cannone che trasportano i soldati sull'altra sponda dello stretto di Messina. La barca era sotto il comando di Demetrio Conti di Ancona e Novelli aveva l'incarico di caricare il cannone, mentre l'altro concittadino Alessandro Bevilacqua doveva sparare. Durante questo primo tentativo di costituire una testa di ponte sull'altra sponda dello stretto tutti e tre sono catturati dalla nave borbonica Tancredi e sono rinchiusi nella fortezza di Messina. Probabilmente Novelli raggiunge Garibaldi a Napoli dopo la liberazione. Riceverà una medaglia al valore militare come appare nella fotografia scattata dopo la conclusione della spedizione.

Allo scoppio della terza guerra d'indipendenza del 1866 accorrono ad arruolarsi sotto Garibaldi quasi 40.000 volontari. Dalle Marche ne partono 1.074 soprattutto dai centri costieri e dalla Vallesina; tra i 505 volontari di Ancona c'è ancora Novelli insieme ad altri 15 capitani marittimi e marinai. Egli è inserito come caporale nella 5a compagnia del 6° reggimento garibaldino, ma ancora una volta fa parte degli equipaggi della flottiglia di piccole cannoniere, che al comando di Augusto Elia effettuano incursioni sul lago di Garda contro le navi austriache.

Nel 1867 partecipa al tentativo garibaldino di prendere Roma, da circa vent'anni presidiata da un contingente francese, insieme a circa 1.200 volontari marchigiani che costituiscono la 6a colonna sotto il comando di Augusto Elia. Combattono vittoriosamente a Monterotondo il 26 ottobre, ma a Mentana il 3 novembre sono sconfitti per l'intervento dei francesi. 

Dalla sua foto ricordo risulta avere tre medaglie, per cui dopo questa deve avere partecipato alle spedizioni garibaldine in Francia e in Grecia.

Forse dopo questa spedizione Novelli mette su famiglia sposando Giacoma Baldini di Ancona e nella stessa città nascono i figli Ida, Settimia e Cesare, con i quali si trasferisce a Chiaravalle, dove l'anno 1900 muore la moglie. Si sa che attorno al 1910 vive ancora a Chiaravalle insieme alla figlia Settimia, che ha sposato Giancarli Enrico, e muore il 1° maggio 1918.

Testo a cura del Prof. Carlo Vernelli.

 

 

 

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