Paoletti Francesco

 

Medaglia d'argento al valor militare

Deceduto a DOGALI  il 25 gennaio 1887 durante la battaglia combattuta tra le truppe del Regno d'Italia e le forze abissine durante la prime fase di espansione italiana in Eritrea.


DAL SITO DEL COMUNE DI LANCIANO (CH)

 

   Come è noto, il 26 gennaio 1887, al confine tra l'Etiopia e l'Eritrea, un battaglione di cinquecento soldati italiani (guidato dal ten.col. Tommaso De Cristoforis, di Casale Monferrato), venne attaccato e annientato da circa 10.000 lance abissine.
   Il tristissimo evento colpì profondamente il popolo italiano.
   Nei giorni e nei mesi successivi alla funesta notizia, in numerosissime chiese vennero celebrati riti funebri con addobbo di catafalchi ricoperti di drappi di velluto, fiori e immagini di alcuni di quei militari caduti; vennero pronunciate vibranti omelie e, in moltissime località della penisola, le locali Amministrazioni Comunali realizzarono, d'intesa con la cittadinanza, lapidi e altri monumenti a ricordo di quella tragica battaglia.
   Basti pensare che i "cinquecento di Dogali" vennero subito paragonati ai TRECENTO SPARTANI GUIDATI DAL GENERALE LEONIDA che, secondo quanto riportato nei libri di storia, vennero decimati dal poderoso esercito del condottiero persiano Serse.
   Nel mese di giugno del 1887 si tenne a Roma una imponente manifestazione alla quale parteciparono moltissime Autorità Civili, Militari e Religiose dell'epoca, alla presenza di S.M. il Re e la Regina.
   In quell'occasione venne intitolata ai Caduti di Dogali la piazza antistante alla Stazione Termini "PIAZZA DEI CINQUECENTO" e venne eretto un OBELISCO a loro futura memoria.
   Il governo dell'epoca, data la massima importanza dell'evento, concesse, nel giro di pochissimi giorni ben CINQUECENTO MEDAGLIE D'ARGENTO a quei Caduti e una MEDAGLIA D'ORO al loro comandante, ten. col. Tommaso De Cristoforis.
   A tutto ciò deve aggiungersi che quei soldati diedero RARA E SUPREMA PROVA DI CORAGGIO che catturò l'attenzione di celebri artisti dell'epoca che nei loro pregevoli dipinti raffigurarono le ultime fasi della battaglia.
   Ma che cosa contribuì a far entrare nella leggenda gli ultimi istanti di vita di quei ragazzi? 
.  E' presto detto. 
   Il capitano Gennaro Antonio Tanturri, di Scanno (AQ) si trovava al forte di Monkullo quando, da quel forte medesimo, partì la colonna mobile del ten. col. De Cristoforis.
   Il giorno dopo, Tanturri venne incaricato di prestare soccorso alla predetta colonna mobile ma quando, dopo ore di faticosa marcia, giunse nei pressi di Dogali, l'eccidio era ormai compiuto.
   E' rimasta celebre la frase che egli scrisse nel suo doveroso rapporto ai superiori:" I MORTI DI DOGALI ERANO CADUTI AL LORO POSTO COME FOSSERO ALLINEATI" 
   Che cosa, dunque, era accaduto nelle ultime fasi concitate della battaglia?
   Era accaduto che quei giovani, circondati da ogni parte da migliaia di abissini, senza più munizioni e senza più alcuna speranza di salvare la vita, PRESENTARONO LE ARMI AI COMPAGNI MORTI SUL CAMPO, in segno di saluto e di rispetto. Poi, inesorabilmente, vennero sopraffatti nella mischia furibonda.

 

Mario Salvitti

 

 

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