Patrono di Agugliano (An), Semproniano (Gr) e Monterosi (Vt)
Anastasio nacque in Persia a Razech con il nome di Magundat. Suo padre Han l'aveva educato ai riti della religione mazdea.
Da adulto, Magundat faceva parte dell'esercito persiano. Nel 614 il re dei re di Persia, Cosroe II, si impadronì di Gerusalemme. Dalla città santa trasportò la Vera Croce di Gesù Cristo in Persia.
Anastasio, incuriosito dalla reliquia, volle conoscere i fondamenti della religione cristiana.
Ne rimase affascinato e volle abbracciare la fede cristiana. Si recò quindi a Gerusalemme per confermare la propria scelta religiosa e qui ricevette il battesimo assumendo il nome di Anastasio («Il risorto»).
Trascorse sette anni di vita monastica, al termine dei quali si recò a Cesarea marittima. I persiani, che a quel tempo dominavano la zona, lo imprigionarono in quanto cristiano e lo portarono a Sergiopoli [l'attuale Resafa, in Siria.], dove subì il martirio per decapitazione il 22 gennaio 628.
I resti del corpo di Anastasio vennero trasportati a Roma sotto l'imperatore Eraclio intorno al 640 e si pensa che furono traslati nel monastero detto delle Acque Salviae (intitolato poi ai santi Vincenzo e Anastasio).
Sant'Anastasio divenne subito popolare e assunse anche proprietà taumaturgiche, riconosciute definitivamente dal concilio di Nicea del 787.
Il culto si diffuse in tutta Italia, grazie a un accordo che il re dei Longobardi Liutprando conseguì con il papa Gregorio II, dopo aver restituito la città di Sutri.
Liutprando si spogliò dell'armatura e delle proprie armi e le depositò sulla tomba di Pietro, poi, indossati gli abiti del pellegrino, visitò i santuari della città.
Paolo Diacono, nella sua Historia, afferma che il re, probabilmente colpito dal culto del santo, al suo ritorno a Pavia fondò alcuni monasteri intitolati al martire persiano.
Sant'Anastasio viene festeggiato nel martirologio romano insieme a san Vincenzo diacono.